Vivere gli spazi occupati
EigenLab,
Intervista a G.
Tra il Polo Fibonacci e il giardino del Pacinotti c’è uno spazio dell’ Università di Pisa occupato dagli studenti, EigenLab
Ho intervistato G. una ragazza che negli ultimi anni ha frequentato il suo giardino e il prefabbricato che vi sorge all’ interno, il cas8.
Mi ha parlato della sua esperienza in questa realtà sociale.
Quando hai iniziato a frequentare il cas8?
E’ stato l’anno dopo il covid, l’anno in cui ho iniziato a frequentarlo in modo assiduo, c’ero stata qualche volta già prima di quel periodo quando non c’era già più la corrente e diciamo era … un po’ strano.. perché comunque vedevi queste persone al buio e non capivi proprio bene cosa fosse questo posto, entravi dentro ed era strano… non lo so… mi dava quella sensazione di curiosità e ignoto allo stesso tempo. Però principalmente ero stata fuori nel giardino.
Dopo il covid avevo smesso di frequentare un altro posto autogestito, Exploit e poi niente quando sono arrivata qui. La prima persona che ho incontrato è stata M. e me lo ricordo proprio come un momento molto bello, se non sbaglio era tipo primavera quindi c’era molta erba ed era tutto in fiore,insomma era tutto molto carino e ho avuto proprio la sensazione di essere accolta, che invece è una sensazione che non avevo provato tanto in altri spazi simili, questo è quello che un po’ mi ha colpita. Poi appunto ho incontrato M. che mi ha un pochino presa per mano e quando venivo qua per me lui era un po’ la persona di riferimento, poi piano piano ho cominciato a conoscere gli altri. Però è stata una cosa molto lenta ma quello che mi piace di EigenLab è che ti permette di esplorarti.
Da principio cosa ti ha portata ad avvicinarti agli spazi occupati?
Sono sempre stata incuriosita dalle alternative dal basso, però ho vissuto sempre in provincia, vicino a Roma, dove c’è il vuoto più totale, manca qualsiasi cosa: cultura, divertimento, non c’era niente, erano tutte cose che esperivo attraverso i libri, i film. Ma principalmente mi ci sono avvicinata perché cercavo dei posti dove studiare, quelli erano posti liberi e aperti abbastanza spesso, senza troppi orari. Ho frequentato anche l’aula R a scienze politiche, però diciamo che con Exploit ho avuto un po’ la prima esperienza, partecipavo le assemblee vivendo il posto, solo che anche lì sentivo una sensazione di esclusività, nel senso c’era un gruppo che gestiva più di altri e non lasciava molto spazio poi ai nuovi arrivati.. almeno questa è stata la mia sensazione.
Ti sei avvicinata per motivi di studio, ma perché andare in uno spazio occupato a studiare invece che nelle biblioteche o negli altri ambienti istituzionali dell’università?
Ma perché, come dire… per me hanno rappresentato un’alternativa a tante cose.. sono stati proprio luoghi reali, autentici, di socializzazione mentre magari in biblioteca non è proprio così, non è facile che accada. Cioè o ci vai con gli amici che già hai, o ci vai da solo, può capitare che alla macchinetta del caffè fai una chiacchiera con qualcuno, però è diverso, cioè se frequenti uno spazio occupato, autogestito, ti senti più libero di muoverti anche verso gli altri.
Ad Exploit non c’è solo l’aula studio ma anche un’ auletta “ricreativa” che da effettivamente modo di incontrarsi
Sì poi ovviamente a volte no, ci sono sempre delle situazioni dove, se sei in aula studio dici: “che palle questi che suonano la chitarra, che casino”, se invece sei dal’ altra parte te ne sbatti il cazzo di chi sta studiando e vuoi chillare, quindi è un po’ così, però cioè mi sembra che si cerchi sempre di arrivare a dei compromessi buoni per tutti. Ma ad EigenLab questo compromesso tra chi studia e chi cazzeggia non c’è.
EigenLab in effetti non è un’aula studio, cioè sì c’è qualche posto dentro ed in giardino, ma non è pensato per quello, quindi immagino che non sia stata questa la ragione che ti ha fatto preferire questo spazio ad altri.
No, infatti all’ EigenLab dopo i primi tempi, più ci andavo più la scelta di riandarci era una scelta consapevole, per me è stato ed è un luogo fondamentale di socializzazione e quindi anche per misurare me stessa e me stessa attraverso gli altri, esplorare me stessa e i miei limiti, i miei confini, scoprire se possono essere smussati, la tolleranza, per mettermi in discussione quotidianamente, perché comunque è un posto che viene frequentato da persone abbastanza diverse fra di loro, ci sono persone che lo frequentano assiduamente, ci sono persone invece che lo attraversano sporadicamente o per caso e quindi ogni volta ti ritrovi a metterti di fronte all’ altro e quindi di fronte a te stessa. Cioè per me ad un certo punto è stata una scelta consapevole quella di dirmi ok voglio fare questo percorso nella mia vita, che sembra una cosa scema, perché dici: “bah frequenti un centro sociale, vieni solo a farti le canne, a cazzeggiare ecc…” , c’è pure quello però dipende da che persona sei. Io ad un certo punto ricordo che venivo qui per fare un passo verso di me, un passo di crescita e quindi un passo anche verso la collettività che si era creata intorno allo spazio. Potrebbe essere anche pericoloso, perché poi uno spazio del genere potrebbe fagocitare tutta la tua personalità e secondo me ad alcune persone è successo ed è pericoloso
Perché questo tipo di opportunità di socializzazione e di crescita non lo hai trovato in altri ambienti istituzionali o della città?
Perché quegli ambienti li puoi frequentare ma a delle condizioni, condizioni che sono anche mentali e non vengono messe in discussione, perché sostanzialmente nei luoghi istituzionalizzati ci sono delle regole da seguire, vuoi o non vuoi, che non è semplice senso comune, buon senso, come si dice, il rispetto della altre persone.. ci sono delle regole e se esci fuori da quelle regole magari, vieni guardato in modo strano, non so.
Ad EigenLab ho visto l’opportunità di crescere come persona all’ interno di una piccola collettività che condivide comunque i miei valori, ideali o a volte anche no insomma… mentre ad esempio se vai in biblioteca tu sai che ci vai per studiare e il tizio a fianco a te va li per studiare e quindi c’è poco margine di crescita, di confronto… Ma infatti ora che sono passati un po’ di anni da che sono in questo spazio, quando devo studiare davvero perché la data dell’ esame è vicina, vado in biblioteca.
Questo è uno spazio occupato, cosa comporterebbe una sua eventuale normalizzazione?
Non credo che se diventasse uno spazio “legale”, una persona che magari viene qui ed inizia a frequentarlo ci perderebbe qualcosa, rimarrebbe comunque un’ opportunità di crescita come spazio, però sicuramente cambierebbero i presupposti, cambierebbe forma. Perché il cas8 è questa roba qui sia a livello fisico, sia a livello astratto, se cambi i presupposti finisce per essere qualcosa di diverso e secondo me cambierebbero anche le persone che lo frequentano.
Quali sarebbero dei cambiamenti effettivi che andrebbero ad incidere su quello che è ora?
Non sarebbe un posto davvero degli studenti e delle persone, ma sarebbe un posto gestito dall’ Università con le sue regole che comporterebbero la presenza di limitazioni che lascerebbero poco margine di manovra , se ci fossero tutte quelle regole che per esempio ha il Pacinotti, allora diventerebbe un altro spazio uguale a quello, dove c’è che cosa? I tavoli fuori, puoi mangiare e magari è tutto più “ordinato” ma è un’aula studio come le altre.
Cioè un servizio
Un servizio, e l’Università vuole utilizzare questi posti finalizzandoli, cioè uno spazio del genere per come è ora ti da l’opportunità di fare delle cose nuove, che puoi imparare e fare gratuitamente, insomma gli attrezzi ci sono.
Questa è un po’ un’isola no? Nessuno ti chiede niente quando entri, nessuno ti chiede niente quando esci, è tutto un po’ anarchico, però volevo sapere il fatto di stare qui in che modo ha influito sul tuo rapporto con gli ambienti dell’ Università o della società?
Beh sicuramente ora in biblioteca ci vado meno volentieri, mi sento un po’ ostile quando ci vado, mi sento un po’ strana e in generale con le istituzioni pure, cioè se prima c’era ostilità ora ancora di più.
Questa cosa non la vedi come un aspetto problematico? Cioè come ti vedi nel futuro? Comunque questo è luogo inevitabilmente di passaggio.
No infatti, sinceramente io ci soffro abbastanza, perché non lo so se voglio rinunciare a vivere una vita alternativa, una vita in collettività in mezzo alla natura. Tornare a volere una casina e la convivenza con il ragazzo o la ragazza… cioè mi sa di plasticoso e non so se voglio stare in questo sistema e alimentarlo, soprattutto a livello economico, magari è quello il problema principale
Quale pensi che sia il futuro di questo spazio?
C’è stato detto che in due anni il cas8 verrà smantellato e io penso questa cosa verrà fatta, però se invece dovesse resistere, spero che venga frequentato e basta, cioè che continui a restare vivo, non importa in che forma, prima che io arrivassi era un laboratorio per l’ hacking ora invece è molto più craft e più queer. Mi auguro che resti uno spazio occupato, autogestito, non normato ovviamente e che le persone che verranno avranno le stesse opportunità che ho avuto io di crescere, confrontarmi e fare delle amicizie solide, che ti restano davvero.